C’era una volta un mondo che stava divorando se stesso.
Un mondo che offriva opportunità di una vita più agiata, comoda ed appagante del vecchio mondo conosciuto, soppiantando le abitudini della vita rurale e relegandole niente più che al folklore dei tempi che furono, destinate a perdersi con i racconti eroici e a volte tragici delle generazioni che lo avevano preceduto.
Quel mondo stava proprio per convincersi che la rapidità e la potenza della sua tecnologia fossero lo strumento adatto per rispondere ad ogni problema e ad ogni aspirazione di uomini e donne, governando un sistema di relazioni economiche e sociali così complesso e affascinante come quello che si era venuto a creare.
In quel mondo parevano accorciarsi, talvolta perfino annullarsi, anche il tempo e lo spazio, esorcizzando così due antiche ossessioni dell’essere umano.
Si faceva tutto in modo veloce, si produceva, si acquistava e si consumava in base alle necessità che quello stesso mondo aveva deciso, e proprio tutti, in ogni parte del globo, erano sicuri di avere sempre in tasca il controllo di questo complicato sistema.
Si poteva produrre e comprare tutto, senza alcun limite, perché al mercato del paese si era sostituito un mercato grande come tutta la Terra.
A dire il vero c’erano anche molti che parlavano di difesa dell’ambiente, tutela delle biodiversità, filiere corte, produzioni eco-sostenibili e consumo critico ma benché le loro parole fossero ascoltate, era sempre più semplice e conveniente seguire la strada che oramai era stata tracciata.
Non accadde tutto in un solo giorno, ed è difficile stabilire quando fu il vero inizio, il fatto è che un bel dì gli uomini si accorsero finalmente che quella che calpestavano ogni giorno era l’unica vera ricchezza che era rimasta loro e che quel mondo che avevano conosciuto cominciava a mostrare crepe da ogni parte lo si guardasse.
Così, per iniziare a rispettare seriamente la natura che tanti benefici e progressi aveva dato e che poteva ancora dare loro, gli abitanti della Terra decisero che era giunta ora di cambiare le proprie abitudini: cominciarono ad ascoltare la propria voce e quella dei propri simili, a respirare, a camminare e a mangiare in modo tale che il loro battito e quello della natura che li circondava tornasse al giusto ritmo.
E ne trassero immediato beneficio, accorgendosi che le rinunce che tanto li avevano tormentati erano divenute sorprendentemente energia nuova che restituirono alla Terra e ai suoi tanti frutti.
Noi siamo tra questi uomini e donne, a offrire il nostro piccolo contributo a questo cambiamento, con l’esperienza maturata per passione grazie a tradizioni che la famiglia porta avanti da oltre un secolo rispettando vocazioni del territorio, caratteristiche climatiche e metodi colturali antichi e virtuosi per l’ambiente e per gli esseri umani.
La sfida che abbiamo accettato è quella di proiettare queste tradizioni mai abbandonate nel nuovo mondo che verrà, in cui l’agricoltura e l’alimentazione dovranno tornare a seguire il ritmo delle stagioni, a essere sostenibili per l’ambiente, a rispettare la biodiversità, a svilupparsi con processi produttivi a bassa meccanizzazione e su scala ridotta, orientandosi su coltivazioni che si adattino alle caratteristiche dei terreni e non viceversa.
“Out here in the fields
I fight for my meals
I get my back into my living”
The Who